domenica 24 gennaio 2010

I fatti di Rosarno




Cari amici dell’ASGI,

di seguito trovate il comunicato dell’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione su quanto avvenuto a Rosarno .

Quanto accaduto conferma il fallimento di una politica dell’immigrazione totalmente ideologica e che, non garantendo affatto in modo concreto la sicurezza personale degli italiani e degli stranieri e non contrastando il lavoro nero, sta invece accrescendo sempre di più il bacino della irregolarità e sta fomentando in tutto il Paese un clima xenofobo, di guerra tra le fasce più povere o a rischio di povertà e di esclusione della popolazione.

La vera sicurezza sta anche nel far rispettare le leggi che esigono la tutela delle condizioni di lavoro contro ogni sfruttamento, impedire che i lavoratori dormano all’addiaccio, esigere che le Questure provvedano al rilascio e al rinnovo entro i termini indicati dalla legge (20 giorni) e non dopo mesi e mesi di snervante attesa, tutelare i richiedenti asilo e gli asilanti con efficaci politiche di integrazione ed accoglienza che non si limitino ai soli primi giorni di permanenza in Italia.

La profonda riforma delle normative sull’immigrazione deve costituire per tutte le forze politiche responsabili una priorità nazionale assoluta, giacché non di una singola, seppure rilevante disposizione di settore si tratta, ma di una normativa che riguarda l’intero assetto di una società democratica.
Quali le vostre sensazioni e opinioni?

2 commenti:

  1. Spartacus è tornato. Evviva Spartacus!25 gennaio 2010 alle ore 00:01

    Lo schiavo smette di essere tale nel momento in cui tenta di strappare le proprie catene. E’ in quell’istante che, incurante delle conseguenze dell’intento, riemerge liberatrice la dignità, il desiderio, la rabbia ed il profondo senso di ingiustizia verso il padrone, verso colui che costringe alla schiavitù.

    La rivolta dello schiavo è un atto supremo, è – sopra ogni cosa – gesto d’amore verso se stessi e verso l’umanità intera. La rivolta dello schiavo è speranza e giustizia che si fanno arma per divenire possibilità concreta di emancipazione, è, semplicemente, l’affermarsi di una volontà di vita diversa, forse felice.

    Gli schiavi di Rosarno ci hanno parlato. Ci hanno parlato attraverso i loro gesti e la loro rabbia. E nell’incendio, nelle vetrine frantumate, nei cartelli divelti, nelle spranghe sulla polizia, vi è racchiusa la poesia di un amante.

    Forse, l’amore senza calcolo, l’amore disperato, l’amore capace di volo, è cosa vecchia. Così come è cosa vecchia la schiavitù. Forse, per questo, sono in pochi oggi a capire, a saper leggere la poesia degli schiavi di Rosarno.

    In questa Italia squallida, assopita nella paura del “diverso” e impregnata di ipocrisia, governata da cialtroni sostenuti da folle ancor più imbecilli, corrotta dall’odio e cresciuta nel miraggio dell’accumulo e della ricchezza, si grida oggi allo scandalo. Lo scandalo per la violenza, per l’immigrazione clandestina, per le condizioni di lavoro, per l’insicurezza e l’esasperazione.

    Ebbene, Signori scandalizzati, Cittadini onesti, che siate di destra o di sinistra, che siate cosparsi di melassa cristiana o forgiati fra le rigide maglie del Diritto, Voi siete cadaveri.

    Perché solo un “morto nell’animo” può dibattere in seno al diritto e fra le pagine dei giornali intorno alla dichiarazione d’un amante. Ad esso o ci si concede o lo si rifiuta.

    Coloro che accettano ogni giorno il giogo di uno Stato sempre più insopportabile così come coloro che baciano la mano all’imperversare delle mafie, coloro che leccano i piedi al padrone - per poi ringhiare contro quelli che sono più poveri o più sfortunati - così come coloro che dalla miseria altrui traggono vantaggio, tutti questi, di certo, rifiuteranno le avances degli immigrati di Rosarno. Ma costoro non meritano discorso, non è a loro che si vuole parlare.

    Chi di certo ascolterà sono i “libertini”, quegli spiriti che ancora sanno desiderare, che ancora sanno quale è la differenza fra vivere e sopravvivere, fra la libertà e la schiavitù. Che sanno che mille auto incendiate non valgono la libertà e la dignità di un uomo.

    La schiavitù è fatta di uomini e di merci, di imprese e di rapporti. Essa è possibile attraverso una politica ogni giorno più xenofoba e classista ed è sostenuta da eserciti in uniforme e mafiosi in doppiopetto.

    L’amore per la libertà è fatto di complicità e fantasia. La rivolta degli immigrati africani di Rosarno è un dono fatto a noi tutti, ora spetta a noi ricambiarlo.

    Perché nessun uomo sarà mai libero finché l’ultima catena non verrà spezzata.



    Anarchici e libertari a Genova

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  2. Quel che m'aspetto dalle leggi di uno stato per antonomasia oppressore, non è certo la soluzione alla schiavitù di cui ci parla il popolo libertario di Genova. Ma ho ben chiaro che qualsiasi mezzo è valido,compresa una legge di per sé parziale e claudicante, pur di non permettere una tale prevaricazione sul diritto delle persone ad essere libere.

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